Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

“Dodici qualità per sopravvivere in tribunale: e non è nemmeno certo”. Il manuale di sopravvivenza presentato dal prof Ebner per l’ordine degli Avvocati.

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Cos’è il processo se non un vero e proprio teatro naturale, dove le parti vengono rappresentate da “maschere” che ne personificano le istanze, i bisogni, le aspettative… i diritti effettivi o putativi.
Chi esercita il mestiere di avvocato sa perfettamente che ogni mattina, prima di entrare in tribunale, dovrà confrontarsi con un palcoscenico sul quale la propria identità personale non può esistere o non può apparire; il “pubblico” identifica nella persona del difensore la stessa parte da questi assistita, che si agita, si infervora, litiga al solo fine di fare vedere che la ragione del proprio “alter-ego” è superiore rispetto alle prospettazioni contrarie, provengano queste dall’Ufficio di Procura o da una parte privata.
Questo è ciò che è apparso, sicuramente, ad ognuno di noi, giovanissimi neo-laureati, passando per la prima volta sotto quei cavalli che, dall’altro lato della strada, indicavano il nostro agognato obiettivo e questo è ciò che, sicuramente, è apparso al sottoscritto quando, approcciandosi per la prima volta all’aula di giustizia, osservava con curiosità e confusione i gesti, le movenze, le espressioni di quegli avvocati impegnati nelle loro accorate discussioni.
Tra questi, ricordo nitidamente l’Avv. Francesco Traclò, vero Principe del nostro Foro, che, con fierezza, ma allo stesso tempo con atteggiamento quasi devoto, imponeva il proprio argomentare, sfiorando il richiamo agli articoli di quel codice “di rito” che, fino al giorno prima mi era apparso bel contenitore di vuote formule teoriche.
Nel corso degli anni ho avuto modo di apprezzare le articolate e complesse arti oratorie dell’Avv. Traclò, spesso colorite dai suoi famosi aneddoti professionali e sicuramente arricchite dalle ingegnose teorie dottrinali, derivanti dalla profonda conoscenza degli orientamenti giurisprudenziali e dalla capacità di individuare all’impronta il nucleo del giudizio, senza spreco alcuno di energia o di retorica.
Quando ho visto seduti fianco a fianco l’Avv. Traclò insieme al Chiar.mo Dott. Giacomo Ebner, ho avuto la chiara impressione che la giornata sarebbe stata tra le più interessanti e stimolanti.
Ed in effetti, le aspettative sono state oltremodo soddisfatte; avevo avuto modo di apprezzare il Dott. Ebner sui social, in particolare su Facebook, ove, non so come, mi sono ritrovato tra le sue amicizie e, interessandomi alla figura di magistrato sui generis, ho iniziato a seguirne i post e gli interventi, rendendomi conto da subito del grandissimo spessore professionale, unito a quelle (quasi introvabili altrove) caratteristiche comportamentali dell’umiltà, del rispetto e della ironia.
Sembrerebbe oggi banale sostenere che ciò che più mi ha fatto apprezzare l’uomo ed il magistrato siano state le espressioni contenute in quella pseudo-missiva, rivolta impersonalmente a tutti gli avvocati, ma dalla lettura di quella è stato agevole comprenderne la preparazione, la correttezza e la lealtà nell’espletamento del proprio dovere professionale. Tutte qualità di cui ha dato pienamente contezza nel corso dell’interessantissima presentazione del proprio libro, che non è iperbolico definire “spettacolare”.
La leggerezza nell’esporre concetti di non particolare semplicità, con la forma del sarcasmo e della vicinanza al comune sentire dell’avvocato “medio”, ha reso l’incontro veramente formativo, facendo comprendere che, anche chi è dall’altro lato della scrivania, spesso e volentieri partecipa attivamente alle difficoltà dell’avvocatura, stretta tra un portafoglio di clienti non sempre benevolo, una classe di magistrati che, spesso, vive nell’iperuranio, una serie di pubblici impiegati, per lo più attanagliati dalla necessaria burocrazia amministrativa, tutti soggetti che, con il passare del tempo, ci fanno correre il rischio di perdere definitivamente la nostra individualità personale e di rischiare di confondere anche noi stessi, facendoci credere di esistere solo per i nostri fascicoli.
E’ per questo che l’insegnamento che viene fuori da quel “viaggio” (come è stato definito dallo stesso autore), contenuto il quel favoloso libro, deve essere applicato in concreto, imponendoci di mantenere sempre un atteggiamento umano ed umile, ma allo stesso tempo preparato, corretto e leale, improntato al rispetto continuo e quotidiano verso il nostro lavoro, ma anche verso il lavoro di coloro nei cui confronti ci interfacciamo, facendo prevalere il buon senso alla (spesso insussistente) ragione del cliente e apprezzando, con gratitudine, i risultati che questo atteggiamento può portare, rifuggendo le etichette (descritte in maniera esilarante dal Dott. Ebner) e ricordandosi di mantenere sempre la propria individualità, sotto la maschera della parte rappresentata!
E’ sempre oltremodo apprezzabile il minuzioso lavoro svolto dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina ed in particolare del suo Presidente, Vincenzo Ciraolo e del delegato alla formazione, Giovanni Villari, che riesce ad individuare con cura gli argomenti ed i relatori, dimostrando grande spirito di osservazione e di vicinanza all’intero corpo degli Avvocati di Messina, meritando, per questo, tutta la nostra gratitudine.
A questo punto, pur riconoscendomi spesso la dote della sintesi, dovrò parafrasare il buon Dott. Giacomo Ebner, chiedendo scusa di essermi dilungato ma non ho avuto il tempo di scrivere di meno.

 

pietro fusca
Pietro Fusca

 

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