Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

Ciraolo: “Approvato ieri il DDL sull’Equo compenso: i metodi del Governo, del Parlamento e del Ministro sono antidemocratici. Inutile continuare a dialogare”

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“I metodi utilizzati per decidere sui temi strategici per l’Avvocatura, sono antidemocratici. È preoccupante come vengano sottratti costantemente i disegni di legge che riguardano la giustizia, al confronto e al dibattito parlamentare, neutralizzando il lavoro svolto dalle Commissioni parlamentari rendendo vani gli sforzi fatti dall’Avvocatura per la elaborazione e presentazione dei medesimi disegni e dei successivi emendamenti”.
Non ha usato mezzi termini il presidente dell’Ordine degli avvocati di Messina, Vincenzo Ciraolo, durante l’Unione dei Fori siciliani, sabato scorso a Catania.
Ad essere contestato al ministro Orlando, in particolare, l’avere messo ‘il sigillo’ su due provvedimenti sui quali gli avvocati avevano in tutte le sedi opportune chiesto modifiche incisive: il ddl fallimento e la legge sull’equo compenso.
“Il DDL Fallimento – ha evidenziato Ciraolo – penalizza il ruolo dell’avvocato e incide fortemente sulla ‘giustizia di prossimità’ contribuendo allo svuotamento delle funzioni dei Tribunali. La sensazione è che sia un altro piccolo passo del ministro nell’attuazione di quel piano più volte annunciato di ridimensionamento della attuale geografia giudiziaria sulla base del presupposto che, come ha dichiarato ‘in Italia ci sono troppi Tribunali e troppe Corti d’Appello’. In sintesi, secondo l’Avvocatura, se le funzioni svolte dagli avvocati si attribuiscono ad altri organismi e i tribunali si svuotano progressivamente nessuno potrà obiettare contro la loro soppressione in futuro, soppressione che a quel punto sembrerà un atto dovuto.

Sull’equo compenso poi, contrariamente a quella parte di avvocatura istituzionale e associativa che ha salutato con favore la possibile approvazione del provvedimento con la legge di bilancio, Ciraolo – anche quale componente del direttivo dell’Ufficio di Coordinamento dell’Organismo Congressuale Forense – ritiene che le cautele che erano state richieste contro i poteri forti siano venute a mancare.
“Di fatto con la nuova previsione – ha spiegato – si può derogare all’equo compenso se si sottoscrive una apposita clausola. Si consente così di neutralizzare l’eccezione di nullità della clausola vessatoria se espressamente pattuita e sottoscritta con la conseguenza che i colleghi saranno schiacciati dalla forza contrattuale dei clienti con grande forza contrattuale e saranno costretti le clausole in deroga. Come se non bastasse la legge sull’equo compenso non si applica poi nei contratti con la P.A., con la conseguenza che il contenzioso proveniente dalla P.A. (pari al 50% del totale) sarà sottratto all’applicazione della disciplina in esame. Il confronto – ha concluso Ciraolo – non è una messinscena. Non si può dialogare per mesi e poi cestinare il lavoro fatto come se l’Avvocatura non avesse voce. Dopo mesi di incontri e confronti con il Ministro, con il Parlamento e con la commissione giustizia del Senato, per trovare una soluzione che fosse adeguata a non mortificare i professionisti, ci è stata consegnata una mera affermazione di principio sull’equo compenso che, di fatto, sarà condizione derogabile. Non siamo più disposti a prestare il fianco a passerelle di politici (di qualunque colore essi siano) che nelle sedi dell’Avvocatura promettono sostegno e in quelle parlamentari se le rimangiano. Questo metodo è antidemocratico e noi diciamo stop al dialogo”.

 

loredana bruno
Loredana Bruno

 

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