Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

Museo: faccia a faccia con l’assessore regionale Carlo Vermiglio

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Le bellezze della sua Sicilia le aveva già conosciute viaggiando in camper con la sua famiglia. Da assessore regionale ai beni culturali e alla identità siciliana il suo “pallino” era riaprire il museo e restituire ai messinesi la Falce.  Faccia a faccia con l’avvocato Carlo Vermiglio.

Una mostra sui luoghi e i miti del Mediterraneo, che espone pezzi del Mart di Rovereto, per l’apertura del museo di Messina.  Uno dei più grandi musei del Mezzogiorno riapre con una nuova sistemazione espositiva, dopo la conclusione dei lavori di restauro della sede storica nella filanda Mellinghoff Barbera. Quasi 8000 le opere d’arte esposte nel nuovo spazio di 4800 metri quadri. Quello che per decenni è apparso come un miraggio diventa realtà anche grazie all’impegno dell’assessore regionale ai beni culturali, avvocato Carlo Vermiglio. 

Questa era una delle priorità espresse all’inizio del suo mandato. Soddisfatto?

Assolutamente sì. Mi sono impegnato personalmente per questo risultato ma, senza dubbio, devo dire grazie a una squadra che ha lavorato con grande passione per restituire alla città un’area che le era stata sottratta per troppo tempo. 

Diecimila visitatori in tre giorni sono un bel segnale che va oltre “l’incentivo” della gratuità dell’accesso nel primo week end…

Varie sono le componenti che hanno inciso sul successo della riapertura. Di certo anche l’accesso gratuito che abbiamo previsto per lo scorso fine settimana ma posso assicurare che non è stato l’unico elemento. All’inaugurazione si respirava una bella atmosfera fatta di grande entusiasmo, curiosità e desiderio di recuperare, anche attraverso questo museo, l’orgoglio del senso d’appartenenza. 

Il risultato raggiunto è sicuramente importante ma in molti hanno evidenziato che in realtà è stata riaperta solo una piccola parte del museo…

Abbiamo deciso di non aspettare oltre perché non volevamo privare ancora i messinesi della possibilità di godere di uno scrigno così prezioso sia da un punto di vista oggettivo, per il valore delle opere che racchiude, sia da un punto di vista simbolico. Non abbiamo voluto privare ancora più a lungo i messinesi del privilegio di poter vedere e apprezzare ciò che per anni è stato tenuto in una cantina. C’è ancora molto da fare, lo sappiamo, ne siamo consapevoli e lo stiamo facendo spingendo al massimo sul pedale dell’acceleratore, nei limiti consentiti dal funzionamento della macchina pubblica. Il prossimo passo sarà la riapertura totale dell’area a primavera.

Tra le opere esposte quale l’ha colpita di più? 

Tutta la pittura del ‘500 è meravigliosa. Conosciamo tutti i dipinti del Caravaggio ma sono rimasto letteralmente incantato dal Nettuno. Non me lo aspettavo così bello e perfetto. E un plauso non lo si può che fare anche all’esposizione delle opere che davvero è di altissima qualità. 

Una città in ginocchio sotto vari punti di vista con un tesoro inestimabile, come quello racchiuso nella Falce, nascosto e deturpato per troppo tempo.  Il recupero è ancora un’utopia?

La Falce è la parte più straordinaria di Messina: la parte più nobile, elegante e culturalmente rilevante. La sua valorizzazione e il suo recupero da sempre sono stati nella mia mente come messinese. Tanto che da presidente del consiglio dell’Ordine degli avvocati di Messina ricordo che nel 1994 feci appendere alle pareti della presidenza un dipinto di Salonia che c’è ancora oggi. Dopo decenni di folle abbandono oggi finalmente c’è la volontà politica di cambiare le cose e grazie a un lavoro sinergico tra il mio assessorato, l’assessorato regionale al territorio e ambiente, il Comune, l’Autorità portuale e con la regia dell’Università degli studi di Messina finalmente ci si sta muovendo nella direzione del recupero di quest’area della città che significa anche recupero, senza dubbio, della identità stessa della città. 

La valorizzazione dei beni è il primo passo ma non basta. È necessario creare un circuito virtuoso che consenta l’accesso ai beni, la loro fruizione da parte del pubblico. In passato non siamo stati molto bravi in questo. Lei è alla guida di un assessorato strategico. Come si sta muovendo?

Diciamo che su una scala che va da uno a dieci siamo a un livello di valorizzazione che merita un 5. Mi piace dire le cose con chiarezza. Il mio obiettivo per la fine del mio mandato è quello di arrivare a 7. Parola d’ordine per raggiungere questo risultato è modernizzazione. Occorre accedere ai moderni linguaggi di comunicazione che ci consentano di attrarre nuovi flussi turistici.  Siamo riusciti a far sì che la Valle dei templi (per ora unico sito in Sicilia) venisse inserita tra i siti che possono essere visitati in modo virtuale e questo si è rivelato uno straordinario strumento di marketing. Incontrerò a stretto giro il manager per l’Italia di Microsoft per discutere di un altro progetto di valorizzazione dei nostri beni. Credo che la strada sia quella giusta e la stiamo percorrendo.

C’era un posto della Sicilia che l’ha incantata e che ha conosciuto solo dopo essere diventato assessore ai beni culturali?

In realtà no. Sono un grande appassionato di camper e la Sicilia l’ho girata tutta da cima a fondo con la mia famiglia più di una volta.

Tre posti che il turista che viene in Sicilia deve assolutamente vedere? 

È difficile scegliere dei luoghi perché davvero la nostra è una terra straordinariamente ricca di bellezze ma se devo farlo suggerisco di visitare: il museo archeologico di Aidone, in provincia di Enna; la Villa del Casale a Piazza Armerina; i templi di Agrigento e…

Siamo già a tre….

Almeno quattro: il teatro greco di Taormina!

 

loredana bruno
Loredana Bruno

 

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