Non ignorare questi dolori addominali ricorrenti: potrebbero essere il segnale di questa malattia

I dolori addominali ricorrenti rappresentano un sintomo da non trascurare, soprattutto quando si manifestano in modo frequente o persistente nelle stesse aree del corpo. A differenza degli episodi isolati di dolore addominale, che spesso si risolvono spontaneamente nel giro di poche ore o giorni, la ricorrenza di questi disturbi può essere la spia di una patologia sottostante di rilevanza clinica, come ad esempio la sindrome dell’intestino irritabile (IBS). Identificare precocemente le cause permette di intraprendere un percorso diagnostico-terapeutico mirato, evitando complicazioni e migliorando significativamente la qualità della vita.

Cosa si intende per dolore addominale ricorrente?

Quando si parla di dolore addominale ricorrente, ci si riferisce a una sintomatologia che si ripropone a intervalli regolari o in modo intermittente per settimane o mesi. Questo tipo di dolore, a differenza delle forme acute e sporadiche, tende a interferire con le attività quotidiane ed è spesso associato ad altri disturbi intestinali, come gonfiore, alterazione dell’alvo, nausea o senso di malessere generale. Le cause alla base di questo disturbo possono essere molteplici e spaziano da fattori funzionali a condizioni organiche, di natura infiammatoria, infettiva o metabolica.

Uno degli scenari più comuni tra le malattie gastrointestinali funzionali è proprio la sindrome dell’intestino irritabile, una condizione molto diffusa che colpisce prevalentemente i soggetti adulti, con una maggiore incidenza tra le donne. Il dolore in questo caso viene spesso avvertito nella parte inferiore sinistra dell’addome e può essere definito come crampiforme, a pugnalata o pulsante; frequentemente si attenua dopo la defecazione o tende a peggiorare in seguito a pasti abbondanti o particolarmente ricchi di grassi.

I segnali da non sottovalutare

Gli esperti di gastroenterologia insistono sull’importanza di riconoscere e non ignorare determinati segnali d’allarme (red flags) che, associati ai dolori addominali ricorrenti, necessitano di un approfondimento medico tempestivo:

  • Dolore violento e improvviso, specie se localizzato nella parte bassa destra o alta dell’addome, che potrebbe indicare condizioni acute come appendicite, colecistite o pancreatite.
  • Febbre superiore a 37,5°C associata a dolore addominale, gonfiore, nausea o vomito, sospetta infezione o risposta infiammatoria acuta.
  • Perdita di peso improvvisa e non spiegata insieme a disturbi ricorrenti dell’intestino, situazione che richiede indagini accurate per escludere patologie organiche, anche gravi.
  • Sangue nelle feci (emorragia digestiva), segno che va sempre segnalato al medico, anche se episodico o lieve.
  • Sintomi che persistono oltre una settimana o dolore che non migliora entro 24-48 ore.
  • Nausea e vomito ricorrenti, soprattutto quando impediscono alimentazione e idratazione adeguate.
  • Quadro associato a gravidanza, in cui qualsiasi dolore addominale deve essere valutato rapidamente per escludere complicanze ostetriche.

Se uno o più di questi sintomi si presenta insieme ai dolori addominali ricorrenti, diventa fondamentale richiedere un consulto specialistico per evitare che una condizione acuta o cronica venga sottovalutata.

Le principali cause: tra funzionale e organico

Il processo diagnostico prevede una distinzione tra cause funzionali e cause organiche. Tra le prime, la più frequente è senza dubbio la sindrome dell’intestino irritabile, caratterizzata da dolore diffuso, alterazione della motilità intestinale e assenza di lesioni evidenti agli esami diagnostici.

Altre cause funzionali e psicologiche

Spesso alla base dei dolori addominali ricorrenti vi sono:

  • Disbiosi intestinale, ossia squilibrio della flora batterica;
  • Intolleranze alimentari (lattosio, glutine, ecc.);
  • Stress psicofisico e ansia, in grado di alterare il rapporto tra cervello e intestino, con conseguente sensibilizzazione del dolore viscerale;
  • Dieta disordinata e abuso di lassativi o farmaci che irritano la mucosa intestinale;
  • Sedentarietà e cattivi stili di vita.

Cause organiche

Quando il dolore si accompagna ai segnali d’allarme sopra descritti, il sospetto deve indirizzare verso condizioni più gravi, tra cui:

  • Patologie infiammatorie intestinali croniche come il morbo di Crohn o la rettocolite ulcerosa;
  • Occlusioni intestinali anche parziali;
  • Infezioni gastrointestinali persistenti;
  • Neoplasie dell’apparato digerente;
  • Malattie metaboliche o endocrinologiche che coinvolgono l’intestino.

In questi casi, la diagnosi si avvale di esami approfonditi: analisi del sangue, delle feci, ecografie, TAC addome, colonscopia e altri test specialistici a discrezione del medico.

Quando preoccuparsi e cosa fare

Non tutti i dolori addominali ricorrenti indicano la presenza di una malattia grave, ma è fondamentale prestare attenzione a:

  • Durata dei sintomi (persistenza per più di 3 mesi);
  • Frequenza degli episodi;
  • Presenza di sintomi associati come febbre, dimagrimento, sangue nelle feci, vomito;
  • Impatto sulle attività quotidiane e sulla qualità del sonno;
  • Eventuali fattori di rischio (familiarità per neoplasie, patologie croniche preesistenti).

In caso di sintomi preoccupanti o peggioramento del quadro clinico, è opportuno:

  1. Rivolgersi al proprio medico di base;
  2. Effettuare i controlli raccomandati (esami di laboratorio, imaging, visita specialistica);
  3. Segnalare con precisione la tipologia del dolore, la frequenza, la localizzazione e i fattori scatenanti o allevianti.

L’approccio tempestivo può prevenire complicanze, soprattutto se alla base c’è una patologia organica.

Oltre alla gestione farmacologica, che varia a seconda del disturbo riconosciuto (antispastici, antinfiammatori, probiotici, ecc.), una corretta alimentazione, lo stile di vita sano e la riduzione dei fattori di stress sono la base della prevenzione e del trattamento di molte forme funzionali di dolore addominale cronico o ricorrente.

Infine, mai sottovalutare l’aspetto psicologico: la connessione cervello-intestino svolge un ruolo centrale nella genesi e nell’interpretazione dei sintomi, con ripercussioni dirette sulla percezione del dolore e la qualità della vita. Interventi mirati sulla gestione dello stress, il supporto psicologico e le tecniche di mindfulness possono costituire validi strumenti di supporto per chi soffre frequentemente di dolori addominali senza una causa organica evidente.

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