Ogni giorno siamo sommersi da un mare di informazioni riguardo a cosa sia meglio evitare di portare in tavola. Tuttavia, tra i numerosi alimenti associati a rischi per la salute, uno su tutti risalta dagli studi scientifici e dai dati epidemiologici come il più insidioso: i cibi ultra-processati. Le motivazioni che portano numerosi esperti a identificarli come l’alimento più dannoso sono molteplici e radicate nelle profonde trasformazioni che questi prodotti subiscono rispetto al cibo naturale.
Caratteristiche degli alimenti ultra-processati
I cibi ultra-processati sono quei prodotti alimentari sottoposti a molteplici processi industriali, in cui ingredienti come oli raffinati, zuccheri aggiunti, sale, aromi artificiali, coloranti, emulsionanti, addensanti e conservanti vengono combinati per creare alimenti fatti per essere appetibili e longevi sugli scaffali dei supermercati. Fanno parte di questa categoria tante delle merendine confezionate, patatine, bevande zuccherate, snack dolci e salati, cereali da colazione e molti alimenti pronti.
Questi prodotti, a differenza dei cibi semplicemente lavorati o minimamente trasformati, subiscono lavorazioni che snaturano la materia prima, rimuovendo sostanze benefiche come fibre, vitamine e minerali. In aggiunta, vengono arricchiti con ingredienti di scarsa qualità nutrizionale per migliorarne il sapore, la consistenza e la conservabilità.
Impatto sulla salute: effetti a breve e lungo termine
Molti studi hanno correlato un consumo abituale di alimenti ultra-processati a una gamma di patologie croniche e degenerative. Gli effetti negativi abbracciano diversi aspetti della salute umana:
- Obesità e sovrappeso: le persone che seguono una dieta ricca di questi alimenti presentano una probabilità sensibilmente più elevata — +31% di trovarsi nella fascia di sovrappeso e +41% di sviluppare obesità addominale — rispetto a chi li consuma raramente.
- Malattie cardiovascolari: la presenza di acidi grassi saturi, grassi trans, zuccheri aggiunti e un eccesso di sale contribuisce all’innalzamento del colesterolo, della pressione arteriosa e a un aumento del rischio di infarti e ictus.
- Diabete di tipo 2: l’alta densità calorica, assieme agli zuccheri rapidamente assimilabili (come il sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio), porta progressivamente a insulino-resistenza e diabete.
- Disturbi gastrointestinali e infiammazione: recenti ricerche pubblicate su “Nature Review Immunology” hanno mostrato come le sostanze usate per migliorare la texture e la stabilità dei prodotti alterino il microbiota intestinale, aumentino la permeabilità della mucosa e favoriscano l’insorgenza di infiammazioni e malattie autoimmuni, come colite ulcerosa, celiachia, tiroidite di Hashimoto e altre.
Le sostanze incriminate e i meccanismi di azione
Ciò che rende i cibi ultra-processati particolarmente pericolosi non è solo la povertà nutrizionale, ma la presenza di additivi e sostanze chimiche:
- Emulsionanti: aumentano la shelf-life e la consistenza, ma possono indebolire le barriere intestinali, aprendo la strada a batteri dannosi e innescando reazioni infiammatorie.
- Addensanti e stabilizzanti: alterano il normale equilibrio del microbiota, la popolazione di batteri che svolge fondamentali funzioni protettive nella digestione e nel sistema immunitario.
- Aromi e coloranti: spesso associati a reazioni allergiche, iperattività nei bambini e, in alcuni casi, a effetti cancerogeni a lungo termine.
- Oli raffinati e grassi idrogenati: portano ad un profilo lipidico sfavorevole, favorendo aterosclerosi e patologie cardiovascolari.
Anche il metodo di produzione e confezionamento contribuisce: l’esposizione a alti livelli di calore, tipica di molti processi industriali, favorisce la formazione di composti tossici come acrilammide e idrocarburi policiclici aromatici, riconosciuti come cancerogeni.
Altri alimenti ad alto rischio e la questione della dose
Nonostante il rischio associato agli ultra-processati, anche altre categorie di alimenti si collocano nei primi posti delle “black list” stilate annualmente dagli enti di controllo alimentare. Lo segnala, tra gli altri, Coldiretti, che evidenzia i rischi di prodotti come carni lavorate e rosse (soprattutto se consumate oltre le dosi raccomandate e sottoposte a cottura ad alte temperature), semi di sesamo contaminati, pollo industriale, frutta e verdura con alti residui di pesticidi, oltre a crostacei e frutta secca importata da Paesi extra UE non sempre sottoposti ai medesimi standard di sicurezza.
Le carni rosse, secondo la classificazione IARC, sono state inserite tra i “probabili cancerogeni” se consumate frequentemente e cotte ad alte temperature; la relazione col tumore al colon-retto, prostata e stomaco è supportata da evidenze epidemiologiche. La quantità e la frequenza di consumo diventano decisive: le linee guida indicano di limitarne l’assunzione a meno di due volte a settimana per ridurre il rischio.
Per prodotti come le patatine fritte o le merendine confezionate, la pericolosità risiede sia nell’alto apporto calorico e nel favorire l’aumento di peso — riconosciuto fattore di rischio di numerose patologie — sia nella facilità con cui se ne eccedono le dosi.
Comportamenti alimentari e prevenzione
Alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, la prevenzione delle principali patologie passa dall’adozione di una dieta composta per la maggior parte da alimenti freschi e poco trasformati. Le principali società di nutrizione consigliano di:
- Dare priorità a verdure, frutta fresca, cereali integrali, legumi, pesce e carne non processata.
- Limitare drasticamente il consumo di alimenti confezionati, elaborati industrialmente e ricchi di ingredienti artificiali.
- Controllare sempre le etichette, diffidando da prodotti con lunghi elenchi di ingredienti non riconoscibili come parte di una normale cucina casalinga.
- Favorire la preparazione domestica dei pasti, anche per controllare quantità, qualità e metodi di cottura.
- Essere critici nei confronti delle mode alimentari e degli slogan pubblicitari che presentano prodotti ultra-processati come sani o funzionali.
L’obiettivo è riconoscere i limiti e i rischi degli alimenti ultra-processati e reinvestire tempo e attenzione nella scelta di cibi genuini, naturali e, dove possibile, a filiera corta, per preservare tanto la propria salute quanto quella dell’ambiente. È questa la strategia alimentare che, secondo la letteratura scientifica più recente, garantisce il miglior bilancio tra benessere, prevenzione e longevità.