Ricevere in eredità una casa può sembrare una fortuna, ma riportare l’immobile a condizioni pienamente vivibili comporta una serie di spese spesso sottovalutate. Dal momento della successione fino a quando la casa può essere effettivamente abitata o messa a reddito, i costi possono essere elevati e comprendono sia oneri fiscali sia interventi pratici di ristrutturazione e manutenzione.
Le prime spese dopo l’eredità
Il primo aspetto da affrontare riguarda le imposte e le procedure burocratiche collegate alla successione. Gli eredi devono versare all’Agenzia delle Entrate la cosiddetta imposta di successione, il cui importo varia in base al valore catastale dell’immobile e al grado di parentela tra il defunto e i beneficiari. Ad esempio, se l’immobile viene ereditato da fratelli e sorelle del defunto, è previsto il pagamento di una tassa pari al 6% del valore dell’immobile, con una franchigia di 100.000 euro. Questo valore si somma al patrimonio già posseduto, potenzialmente incidendo sull’ISEE e su alcune agevolazioni fiscali di cui si godeva in precedenza.
Un altro costo spesso imprevisto riguarda la liberazione dell’immobile. Sgomberare una casa che contenga arredi, oggetti e materiali accumulati nel tempo può essere impegnativo sia in termini di tempo che di denaro. Il costo di uno sgombero professionale varia molto a seconda della quantità di mobili e rifiuti, dell’accessibilità dell’abitazione e della distanza da discariche o centri di raccolta specializzati.
Ristrutturazione: quanto devi investire per rendere la casa abitabile?
La condizione media di una casa ereditata impone quasi sempre lavori di ristrutturazione, più o meno estesi. Tali lavori possono comprendere sia gli interventi di manutenzione ordinaria (tinteggiatura, riparazioni minori) sia interventi straordinari e veri e propri lavori di ristrutturazione edilizia come il rifacimento degli impianti, dei bagni o dei pavimenti.
Il costo di una ristrutturazione completa varia sensibilmente a seconda delle dimensioni dell’immobile, della zona e delle condizioni in cui si trova la casa. Prendendo come esempio un’abitazione di media grandezza, circa 100 metri quadrati, la ristrutturazione completa (che include la demolizione e il rifacimento di tutti i tramezzi, nuovi impianti elettrici e di riscaldamento, sostituzione delle porte interne e delle finestre, rifacimento di pavimenti e bagni, pittura e finiture di media qualità) può arrivare a circa 62.000 euro.
Per ristrutturazioni meno invasive, limitate ad alcune aree chiave dell’abitazione o a singole stanze, la spesa scende. Una ristrutturazione parziale per una casa di 100 mq può costare attorno ai 35.000 euro, comprendendo, ad esempio, il rifacimento di un solo bagno, la sostituzione di alcune finestre e pavimenti, la pittura generale delle pareti e piccoli aggiornamenti agli impianti esistenti.
L’incidenza dei costi al metro quadro per una ristrutturazione può quindi oscillare tra 350 e 700 euro al mq, a seconda delle lavorazioni necessarie e dei materiali scelti.
Altri costi da considerare: utenze, manutenzione e normative
Rendere una casa ereditata davvero pronta per essere abitata o affittata implica anche la verifica e, quando necessario, la messa a norma degli impianti (elettrico, idraulico, riscaldamento). Gli impianti datati spesso devono essere rinnovati completamente per rispettare la normativa vigente. Questo passaggio è fondamentale non solo per ragioni di sicurezza, ma anche per poter ottenere le certificazioni obbligatorie (come il certificato di agibilità) che attestano la piena funzionalità e sicurezza della casa.
Vanno sommati, inoltre, i costi per l’intestazione delle utenze quali luce, acqua e gas, che implicano quasi sempre delle spese di voltura o, se gli allacciamenti sono stati rimossi, nuovi contratti di allaccio decisamente più onerosi.
Senza dimenticare gli oneri periodici come la tassa sui rifiuti (TARI), l’IMU per seconde case e tutte le spese condominiali (se la casa si trova in un condominio), che iniziano a decorrere dal momento in cui si acquisisce la proprietà dell’immobile.
Detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni e trasmissione agli eredi
Un aspetto molto importante e spesso decisivo per la sostenibilità economica della ristrutturazione è la possibilità di accedere alle detrazioni fiscali previste dalla legislazione italiana in materia di edilizia. Interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria e il restauro possono infatti beneficiare di significative detrazioni sull’IRPEF fino a una percentuale della spesa sostenuta. Dal 2016, se chi ha iniziato i lavori muore prima di poter godere completamente delle detrazioni, il diritto al beneficio viene trasferito agli eredi, purché mantengano il possesso o la detenzione dell’immobile oggetto di intervento.
Questa normativa consente di ridurre in modo rilevante il costo effettivo della ristrutturazione, purché si adempiano scrupolosamente tutti gli obblighi previsti, come la tracciabilità dei pagamenti e il rispetto delle tempistiche per l’invio delle comunicazioni ai vari enti.
Le principali detrazioni applicabili comprendono:
- Detrazione per ristrutturazione edilizia (percentuale variabile, in genere 36%-50%)
- EcoBonus per interventi di efficientamento energetico
- Bonus Mobili, se l’acquisto degli arredi è collegato a lavori edilizi di recupero
- Sismabonus per interventi destinati alla riduzione del rischio sismico
Queste agevolazioni fiscali rendono più accessibile la spesa e incentivano la valorizzazione e l’ammodernamento del patrimonio immobiliare italiano.
Quando conviene rimettere a nuovo una casa ereditata?
Le ragioni che spingono a investire nel ripristino di un’abitazione ricevuta in eredità possono essere diverse: abitarci personalmente, affittarla o venderla. In molti casi, però, l’entità dei costi complessivi porta a riflettere seriamente sulla convenienza economica dell’operazione.
Per chi decide di non mantenere l’immobile, le spese di ristrutturazione possono essere parzialmente compensate da una vendita più rapida e da un valore di mercato sensibilmente superiore rispetto a case da ristrutturare. Chi preferisce affittare, invece, potrà contare su un canone più elevato e su una minore difficoltà di reperire inquilini, specie in città con domanda abitativa sostenuta.
Resta il fatto che, al netto di imposte, ristrutturazioni e adempimenti fiscali, la gestione di una casa ereditata rappresenta spesso un investimento significativo. È fondamentale, prima di iniziare, affidarsi a professionisti per una valutazione realistica dei costi, considerando anche le possibili agevolazioni fiscali e i tempi necessari alla messa a norma dell’immobile.
In conclusione, ereditare una casa apre senz’altro delle opportunità, ma comporta anche oneri e responsabilità non trascurabili. Capire subito quali saranno i costi per renderla vivibile è il primo passo per trasformare un’eredità immobiliare da potenziale grattacapo a reale occasione di valore. Approfondimenti sul concetto di ristrutturazione edilizia e sulle relative normative possono fornire strumenti utili per affrontare con consapevolezza ciascuna fase di questo percorso.