Il Blog dell'Ordine degli Avvocati di Messina

Diritto dell’immigrazione: faccia a faccia con Erminia Dell’Oro autrice de “il mare davanti”.

0

Sabato 7 ottobre, al Dipartimento cultura e servizi, cerimonia di conclusione del 1° Corso di Alta Formazione in diritto dell’immigrazione, organizzato dall’Ordine degli avvocati di Messina. Tra gli ospiti la scrittrice Erminia Dell’Oro autrice de “Il mare davanti”.

Lei è nata e vissuta ad Asmara fino all’età di vent’anni. Suo padre era figlio di un italiano emigrato dall’Italia nel 1886. Che ricordo ha degli anni trascorsi in Eritrea?
Ho un ricordo bellissimo della mia fanciullezza e della mia giovinezza trascorsa lì. Ho vissuto in una città ricca di bellezze naturali, paesaggistiche ed architettoniche, nell’affetto della mia famiglia, dei miei nonni. Ho vissuto nella multietnicità con naturalezza, senza pregiudizi.

A vent’anni decide di studiare in Italia, vuole fare la scrittrice. Com’è stata l’integrazione a Milano la città in cui si è trasferita?
E’ stata difficile nonostante fossi anche una cittadina italiana, bianca ed avessi i soldi in tasca. Tutto questo mi fa sempre pensare alle enormi difficoltà che incontra chi giunge in Italia per essere fuggito da paesi critici, non è cittadino italiano, è di colore e senza soldi.

Dopo “Dall’altra parte del mare”, nel 2016 pubblica “Il mare davanti”. E’ la storia di Tsegehans Weldeslassie, un ragazzo nato ad Asmara, ed arrivato in Italia con uno dei tanti barconi attraverso il Mediterraneo. Perché ha deciso di raccontare la sua storia con un libro?
Perché la storia di questo ragazzo, che è la storia di molti altri giovani emigrati, possa essere conosciuta da tutti. Dopo la pubblicazione del libro ho iniziato a visitare le scuole italiane, spesso insieme a Ziggy (questo il diminuitivo di Tsegehans), affrontando il tema dell’emigrazione. I ragazzi sono molto attenti, curiosi, aperti, si fanno coinvolgere dall’emergenza del fenomeno migratorio. Se abituiamo i bambini, i giovani, a stare anche con chi non è nato nel loro stesso paese, è di colore e religione diversi, allora possiamo sperare in un cambiamento di prospettiva, possono sparire i pregiudizi.

Il libro tratta anche del periodo della dittatura Etiope e della opposizione ad essa da parte degli eritrei – che si sono uniti in vari fronti nazionali per numerosi anni – culminata nel 1991 con la sconfitta del potere straniero. Come definisce il popolo eritreo che – si legge nel libro – “lotta per la libertà, trova la forza e l’unità nella fede religiosa, canta la pace e perdona gli etiopi vinti”?
E’ un popolo orgoglioso, intelligente, generoso…. dopo la caduta della dittatura etiope il popolo eritreo era pieno di entusiasmo con tanta voglia di fare, di costruire la democrazia, la pace, la libertà, senza alcun desiderio di vendetta.

E’ lo studio che rende liberi, afferma nel suo libro, ma questo diritto, sebbene sancito nella Costituzione Eritrea, approvata nel 1997, è negato dal regime il cui presidente è stato proprio uno dei maggiori esponenti del Fronte di Liberazione Eritreo dalla dittatura Etiope. Come è potuto accadere ciò? Quali le cause di questo capovolgimento di idee?
Avevo intervistato il presidente nel 1993, subito dopo la proclamazione del libero stato dell’Eritrea. Era un giovane intelligente, capace, un personaggio carismatico. Diceva di voler costruire un paese libero e democratico, anche se si rendeva conto che non sarebbe stato facile. Poi scoppiò la guerra con l’Etiopia per una questione di confini e da allora lui impegna tutte le risorse per difendere il territorio. L’Etiopia conta circa 102.000.000 di abitanti, l’Eritrea circa 4.500.000. E’ chiaro, quindi, come, numericamente, la proporzione non regga. Se ci fosse un effettiva necessità di difesa gli eritrei non avrebbero nessuna speranza di resistere. La verità è che l’Etiopia, avendo ormai, per accordi politici, uno sbocco sul mare attraverso la regione del Gibuti, non ha più alcun interesse verso l’Eritrea. Altrimenti i fatti sarebbero ben altri. Ma lui, il Presidente, contro ogni logica, continua a reclutare giovani ed anche meno giovani, non per uno, tre anni, ma a tempo indeterminato, 10, 15 anni, costringendoli a vivere in condizioni disumane, cibandoli di sole lenticchie, indebolendoli e lasciandoli privi di cure, togliendo loro ogni futuro ed ogni speranza. Chi fugge dalla vita militare se viene scoperto viene rinchiuso in durissime prigioni per 7, 10 anni…. chi, per fortuna, non viene scoperto vive da clandestino nel proprio paese, perciò deve andarsene, scappare come è successo a Ziggy.. E’ assurdo vivere da clandestino nel proprio paese…. Di tutto questo ho voluto trattare nel mio libro.

 “Il mare davanti” è un libro carico di emozioni, che commuove il lettore. È una corsa, nel senso letterale del termine, del protagonista che, con coraggio e determinazione, nonostante i tanti pericoli, vola verso la libertà. Quali i pensieri, le parole di Ziggy quando finalmente arriva all’isola di Lampedusa?
Ziggy mi disse “non ero stato catturato attraverso i confini, non ero morto nel deserto, non ero stato ucciso dai trafficanti e non ero morto in mare. Ero vivo, ero libero!”.

La fuga dall’Eritrea è l’unica strada da percorrere? Cosa è cambiato rispetto alla precedente dittatura Etiope quando, invece di scappare in massa, il popolo ha lottato per la liberazione del paese?
Non c’è più la forza numerica (di giovani ne muoiono tanti e tanti altri fuggono) e chi rimane non ha più le risorse fisiche né la speranza di potercela fare contro un regime forte che ha investito tutto nelle armi. Questa, a differenza di quella Etiope, è una dittatura che nasce e trae potere in Eritrea stessa.

La preghiera accompagna i protagonisti del libro dall’inizio fino alla fine. Lei è una persona di fede?
Non sono una praticante, ma credo in qualcosa di superiore, in uno spirito dell’universo, credo nella vita.

Nel libro “Il mare davanti” descrive Asmara come una bellissima città piena di luce, di fiori, di colori. Come ha trovato Asmara l’ultima volta che vi è tornata? Quali i segni della dittatura?
Asmara rimane ancora una bellissima città, curata, con tanti fiori e tanti alberi, architettonicamente ricca di opere, di edifici, di recente è stata dichiarata dall’UNESCU Patrimonio dell’Umanità. Se c’è qualcosa di buono di questo regime è l’attenzione verso l’ambiente, peccato che la stessa attenzione non si abbia per l’uomo.
L’economia, comunque, è in ginocchio: Il cibo, anche se non manca del tutto, è scarso, non si riesce a ristrutturare le abitazioni, la sera spesso manca l’energia elettrica.

Crede che la convivenza tra gente di provenienza, cultura, fede, razza, colore diversi in Italia, in Europa, nel mondo, possa essere possibile un giorno non molto lontano?
Certo la strada è lunga. Ma il mondo va verso l’integrazione, è inevitabile, i popoli hanno sempre viaggiato, si sono sempre spostati per tanti motivi e si sono integrati portando la lo cultura nel luogo in cui si sono fermati. L’emigrazione va vista solo come un fatto culturale. Positivamente.

Il protagonista del libro ricorda il proprio paese con tanta nostalgia. Il popolo eritreo oggi, in qualche angolo del proprio cuore, conserva ancora una speranza, e per chi è fuggito, compresa quella di tornare?
La dittatura, col suo regime, ha sfinito il popolo eritreo ma, mi auguro, non sia riuscita ad uccidere pure la sua speranza. Sono certa che chi è fuggito sogna di tornare in un’Eritrea libera e democratica, come Ziggy che, mi dice sempre, ci pensi, un giorno torneremo ad Asmara, andremo a prendere il caffè da mia mamma, faremo una passeggiata in Harnet Street. Non so se io ci riuscirò ma, sono certa, che, per Ziggy, questo momento arriverà, prima o poi.

Pure Lei hai nostalgia del suo paese natio, cosa le manca di più?
Sento la mancanza della mia terra, mi manca soprattutto la luce, mi mancano la gente, i colori, i profumi.

Dopo la pubblicazione di questo libro, è più tornata ad Asmara?
No, dopo la pubblicazione di questo libro penso che non mi darebbero il visto per entrare, forse mi sbaglio, ma sono, ora, un personaggio scomodo.

Si sente più Eritrea o Italiana?
Mi sento soprattutto cittadina eritrea, ma anche italiana. L’Italia mi ha dato molto. Mio padre prima che partissi per l’Italia mi disse ad Asmara: ricordati che questa è la tua terra.

Un suo sogno per il suo paese?
La libertà e la democrazia.

********

Un grazie va all’Autrice perché il suo libro aiuta a prendere coscienza della tragedia che vive una parte, e non poca, dell’umanità.
Grazie per il grande servizio che rende, informando e formando le nuove generazioni che, ci auguriamo, siano più brave della nostra nell’accogliere l’immigrato non più come diverso ma, semplicemente, come una persona titolare di diritti e, soprattutto, del diritto al futuro.

 

 

giuseppina cammaroto
Giuseppina Cammaroto

 

Condividi

Lascia un commento